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Google dove sei?

Tempo di lettura: 8 minuti

La domanda del titolo potrebbe sembrare strana a prima vista, ma vorrei chiarire cosa intendo con questa affermazione elencando tre argomenti specifici, riflettendo sui quali non posso fare a meno di chiedermi: Google, dove sei?

 

Premessa

Quando mi riferisco a Google con la G maiuscola, intendo quell’azienda che si attiene ai principi fondanti, quelli enunciati dai suoi fondatori e cioè: cambiare il mondo in meglio, ‘don’t be evil’, l’utente al primo posto.

I tre argomenti che intendo esplorare, e che mi portano alla spinosa domanda in oggetto, sono:

1) Perché seconda nella corsa all’intelligenza articiale?

2) Dove sono finiti Larry e Sergey.

3) Addio natural position! Quando i Governi chiamano Google oscura.

 

1) Perché seconda nella Corsa all’Intelligenza Artificiale?

Al recente Google Product Expert Summit (PES2023), una constatazione, tra le tante, è emersa in modo inconfutabile: molti dei Google Product Experts utilizzano ChatGPT al posto di Bard. Ma cosa significa questo per Google?

Purtroppo sono convinto che in questo settore arrivare secondi sia molto pericoloso. Come accennavo nel mio precedente articolo, il motore di ricerca così come lo conosciamo è ormai superato, il futuro vede l’intelligenza artificiale assumere gradualmente anche questo ruolo. Il mercato probabilmente sceglierà la migliore delle intelligenze artificiali in circolazione. Fare da motore di ricerca è una sottofunzione di quello che una intelligenza artificiale può fare, e comunque anche se l’intelligenza artificiale non coprirà tutti i fabbisogni soddisfatti da un motore di ricerca, sicuramente ne “ruberà” una bella fetta. Google, basando il suo successo e le sue entrate finanziarie principalmente sul motore di ricerca, rischia di perdere mercato anno dopo anno. Personalmente, purtroppo, ho già ridotto drasticamente le mie ricerche sul motore della nostra grande G. Posso azzardarmi ad ipotizzare che in generale le ricerche classiche potranno calare del 20% l’anno. Non credo di esagerare perché faccio questa stima spannometrica tenendo conto sia del fluire di una parte di ricerche verso l’IA sia dell’abitudine dei giovani, essi infatti spesso seguono il flusso dei social e si lasciano guidare video dopo video, quasi senza scegliere, di sicuro senza cercare!

La pubblicità di conseguenza, insieme ai soldi, andrà dove vanno le visite.

Perché dovrei preoccuparmi se il flusso informativo sul web dovesse passare di mano?

Oltre al fatto che mi spiacerebbe vedere Google perdere terreno vorrei fare alcune considerazioni sulle alternative. Avete visto quanto Microsoft si è mossa integrando una miriade di funzioni di ChatGPT in Excel, Word ma soprattutto Edge? Provate ad installare Edge su Android, tempo fa l’avrei ritenuta un’eresia in termini, ma oggi mi accorgo che potrebbe attirare molti utenti, fosse anche per il fatto di offrire ai suoi fruitori, pronta all’uso, ChatGPT anche in versione 4.0. Un altro dettaglio non trascurabile è quello che ChatGPT nella versione a pagamento quando esegue ricerche sul web adopera Bing. Negli ultimi 20 anni ho visto con favore crollare l’uso di Microsoft Internet Explorer, (nonché di FrontPage) a favore di Firefox, Chrome e Safari, e di prodotti Open Source come WordPress, Joomla e Dupral. Ed ora cosa succederà? Vogliamo assistere al rilancio di Edge, prodotto da una società che ha sempre mirato a trasformare il web in uno strumento di tecnologia push? In passato, per fortuna, Google ha vinto questa battaglia con il suo motore di ricerca pulito. Questo ha permesso a tutti noi di vivere i migliori anni di internet, con il miglior strumento di ricerca possibile, grazie ad una indicizzazione e natural position neutrale e libera da influenze (qui mi aggangio al 3° tema di questo articolo). Ho il sospetto che quest’era stia finendo e che altri grandi stiano prendendo il sopravvento. Ci tengo a precisare che secondo me l’era paradisiaca delle libertà di informazione non sta finendo a causa delle fake news, come ci vogliono far credere, ma al contrario proprio per il controllo dei grandi manipolatori di informazioni.

Desidero anche toccare il tema dei social media, in quanto rappresentano un altro fattore che impatta negativamente sull’abitudine ad effettuare ricerche approfondite e sulla libertà di informarsi, influenzando notevolmente inoltre la qualità del dibattito pubblico. È noto che Zuckerberg controlla Facebook, WhatsApp e Instagram, ma la portata di questo controllo potrebbe essere sottovalutata. È plausibile che Zuckerberg sia influenzato, in una certa misura, da lobby occidentali, il che potrebbe spiegare la mancanza di rilevanti conseguenze in caso di violazioni della privacy. Consapevolmente o no, una grande parte dell’utenza digitale si informa attraverso i social media, e questa tendenza si direbbe essere in aumento.

Un aspetto particolarmente degno di nota, che non posso fare a meno di ricordare, è la decisione di qualche anno fa di Google di chiudere Google+, l’unica vera alternativa potenziale a questi giganti dei social media.

Google dove sei?

 

2) Dove sono finiti Larry e Sergey?

Seguo la tecnologia da sempre, ho letto svariati libri su Google, mi sono appassionato alla storia dei due fondatori, seguivo le loro interviste, mi piacciono le loro idee. Ma in questo momento mi sto chiedendo dove siano finiti? Perché non si espongono più, perché non si fanno sentire in merito alla loro visione del futuro? Per me sono sempre stati loro il cuore pulsante dell’Azienda, la vera Google. La loro assenza potrebbe essere un segno di un cambiamento all’interno della compagnia?

La fiducia arriva a piedi e se ne va a cavallo, ed io credo che moltissimi abbiano imparato a fidarsi di Google perché rendeva il mondo in cui viviamo un posto migliore, con più possibilità per tutti, dove ogni tipo di informazione libera e notizia era a portata di un click. Questo aspetto era sicuramente il risultato voluto appunto da Sergey Brin e Larry Page che hanno dato vita al miglior motore di ricerca di sempre! Tra l’altro lo hanno fatto genuinamente, senza pensare al business, tant’è vero che inizialmente volevano vendere il loro pupillo a Yahoo (1997) per liberarsene e poter proseguire gli studi. Per nostra grande fortuna allora Yahoo non si era interessata.

L’atteggiamento dei due fondatori è entrato nel DNA dell’azienda ed è stato portato avanti dal 1997 fino ad oggi.

La pagina bianca di Google è il simbolo di questa purezza che ha sempre favorito lo spirito di ricerca personale, senza alcuna distrazione. Qualcun altro invece desidera che siano le informazioni a trovare l’utente.

Google dove sei?

 

3) Addio natural position! Quando i Governi chiamano Google oscura

Terzo argomento ma non meno importante è la libertà d’informazione.

Ogni Stato, almeno l’Italia è costituita cosi, ha un Parlamento per fare le leggi un Governo per eseguirle ed una Magistratura per farle rispettare. È la base della suddivisione dei poteri per sostenere quella che chiamiamo democrazia. Oltre a questi tre poteri è noto che ce ne sia un quarto, molto potente, che indirettamente controlla i primi tre: questo potere è l’informazione.

Se una stazione radio indipendente trasmettesse informazioni scorrette o pericolose, prima di venire chiusa sarebbe necessario dimostrare che abbia infranto una legge Italiana e di conseguenza essere giudicata dalla Magistratura. Cioè nessuno dall’oggi al domani dovrebbe permettersi di venire a modificare il nostro sistema informativo/divulgativo senza che ve ne siano le giuste ragioni.

Oggi vi sono canali YouTube addirittura più influenti di alcune emittenti radio e televisioni.

Un primo problema riguarda le policy di chiusura dei canali YouTube, che sono regolate da algoritmi automatici. Questi algoritmi oltre a non essere, per la maggior parte delle volte, sottoposti ad un monitoraggio umano non sono soggetti ai controlli delle varie autorità nazionali. Queste policy sono da molti percepite come vaghe e inadeguate. Fino a poco tempo fa, erano addirittura opache e comunicate in modo insufficiente. Gli utenti il cui canale veniva chiuso ricevevano un messaggio generico con spiegazioni vaghe.

Un secondo problema è legato al potere di Google di oscurare o rimuovere informazioni dai risultati di ricerca in base a segnalazioni provenienti da vari stati nazionali. Non mi è chiaro quale procedura uno stato debba seguire per far rimuovere un link dal web, ma questa pratica potrebbe facilmente trasformarsi in uno strumento veloce per soffocare il dissenso od eliminare contenuti non allineati con le linee governative. Personalmente, sostengo l’idea che l’unico e solo modo efficace per combattere la disinformazione sia fornire informazioni serie, trasparenti e chiare, cosa che non mi pare stia avvenendo. Considero il rischio di censura, implicito nell’attuale sistema, eccessivamente pericoloso. Nella nostra cultura a volte ipocrita e falsa, la censura viene mascherata diversamente, ad esempio come lotta alle fake news o resasi necessaria e impellente a causa di un periodo emergenziale. Negli ultimi tre anni, abbiamo assistito alla chiusura di canali informativi con migliaia di video fortemente indicizzati; bastano infatti tre video in violazione delle policy di YouTube per provocarne la chiusura. Questa regola vale indipendentemente dal numero totale di video del canale (vale per un canale con 55 mila video, come per uno con 10 video), il che rappresenta un’altra limitazione delle policy di Google.

Ne consegue che le policy di una società privata estera hanno più influenza sul nostro sistema informativo rispetto alle leggi nazionali.

Il motto don’t be evil dove è finito?

Google dove sei?

Conclusione

Queste osservazioni vengono da qualcuno che ha sempre stimato Google, il suo spirito innovativo e le idee rivoluzionarie dei suoi fondatori. Non voglio quindi fare critiche fini a sé stesse, ma porre argomenti di riflessione a più persone possibile.

Abbiamo bisogno della Google di un tempo, oggi più che mai!

 

Massimiliano

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